Elena torna a casa particolarmente delusa e scoraggiata.
Il padre, senza essere troppo invasivo, le domanda il motivo dello sconforto.
Gli risponde: “Sai, ho appena litigato con Elisabetta che ritenevo essere un’amica del cuore. Mi ha molto delusa, il nostro rapporto è definitivamente cambiato”… segue silenzio.
Il padre sceglie di non approfondire perché certe cose è giusto che i genitori non le sappiano.
Dopo qualche istante le chiede: “Ti è mai successo di stringere una bella amicizia con una persona che all’inizio non ti ispirava fiducia?”… segue silenzio.
“Sì, Vanessa, mi era antipatica: ora riconosco di essermi sbagliata perché è sincera e credo sia anche una brava ragazza”… segue silenzio.
Il padre si alza, prende 3 pentolini pieni d’acqua e li mette sul fuoco.
L’acqua bolle e nel primo pentolino mette una carota, nel secondo un uovo e nel terzo miscela di caffè.
Il tempo passa.
Elena osserva.
Il padre prende la carota e la mette su un piatto; fa lo stesso con l’uovo e riempie un bicchiere con il caffè del terzo pentolino: guarda la figlia e le chiede un’interpretazione.
Elena sorride ma non sa rispondere…
Lui la incalza: “La carota era dura, poi l’acqua calda l’ha resa molle; l’ambiente l’ha trasformata”.
“Non possiamo dire la stessa cosa per l’uovo” aggiunge Elena, dimostrando di aver capito la metafora: “L’uovo era liquido e l’ambiente acqua l’ha reso sodo. Ho capito Papà, vuoi farmi capire che l’ambiente e il tempo possono modificare le persone e le relazioni”.
Il padre annuisce e poi indica l’ultimo pentolino.
Elena non sa cosa dire.
“Il miracolo avviene se consideri il terzo pentolino”, dice il padre: “Anche in questo caso l’acqua ha modificato definitivamente la polvere di caffè, ma si è trasformata anch’essa. È vero che l’ambiente può modificarti ma tu puoi modificare l’ambiente”.
Segue silenzio.
Elena riflette.
Si domanda quali siano le sue responsabilità nella trasformazione dell’ambiente relazionale in cui vive: pensa ad Elisabetta, a Vanessa e a se stessa.
Apre un nuovo senso.
7 Comments
Ho riletto più volte ed è tutto interessante, compresi i commenti precedenti.
Istintivamente la mia attenzione e’ andata sul padre: quante volte abbiamo la fortuna di incontrare persone disposte ad aiutarci in modo incondizionato a comprendere il senso delle cose? E quante volte siamo noi riusciti ad esserlo: questa e’ un’altra apertura..
È un desiderio di tutti i genitori… credo . Grazie
nelle parole che leggo vedo una risonanza diretta e diverse similitudini con ‘le affinita’ elettive’
rileggevo di recente una parte del libro che trovo interessante e collegata, quando afferma – le affinita’ cominciano ad essere interessanti quando producono separazioni – nell’idea che una sostanza possa trasformarsi e liberarsi nell’incontro con un’altra affine.
trovando una nuova forma che meglio rappresenta il divenire, rinunciando alla precedente,
grazie
Mi viene questa riflessione (non so se pertinente): la natura, perfetta nelle sue manifestazioni, non si risparmia e segue il suo corso e quindi l’acqua “agisce” in tutte le forme che le sono possibili. L’essere umano, assolutamente perfettibile nelle sue manifestazioni, si rende talvolta (in modo inconsapevole/consapevole?) impermeabile all’”acqua” e l’acqua può solo scivolargli addosso e proseguire il suo corso. Ci sarà comunque un contatto che renderà, ad esempio, gli elementi più caldi o freddi, ma perché anche l’acqua si trasformi deve poter trovare una sua via “con” l’altro elemento
Mi viene in mente il mezzo. – Oramai collegato a un passato non più recente- La stupefacente “caffettiera”. Il mezzo, appunto, che veicola la trasformazione.
Uno dei segreti dell’alchimia acqua- caffè e’ il persistere di una fiamma costante e tenue che garantisce una bevanda gustosa e cremosa: la qualità da la velocità, la velocità non da la qualità.
Dato il fine, cerchiamo un mezzo e un modo unici…e, mi raccomando, senza bruciare la guarnizione della magica caffettiera 😉
pensavo questo, stasera, leggendo e rigraziando dei pensieri che condividi e che leggo nel blog
… a volte sembra che la vita chieda una risposta immediata, in modo sublime, il frutto di cio’ che si ha sedimentato, sentendo la bellezza degli sforzi compiuti per migliorare. a volte invece che chieda qualcosa che va oltre al momento in essere, come se prioettasse pensiero e intenti per una risposta nel futuro.
a volte sembra che coincidano,
Grazie Cristina,
la qualità dà la velocità.
la velocità non dà la qualità