Quando leggo il passato mi domando spesso perché certe persone producono una scelta piuttosto che un’altra.
Comprendere i motivi che portano alla decisione significa comprendere le persone ed io desidero parlare di scelte che mi sono piaciute quindi… parto da questa che non appartiene alla realtà, forse.
1609, una tempesta nel Mar dei Caraibi trascina la nave Sea Venture verso le rive di Bermuda.
Si pensa alla tragedia, ma un anno dopo i naufraghi vengono salvati e raggiungono l’America. Questa notizia arriva in Inghilterra e fa molto scalpore… quale migliore occasione per William Shakespeare per scrivere una commedia.
È cosi che nasce The Tempest: l’occasione per parlare dell’uomo e della magia.
Non è mia intenzione riassumere le vicende dell’opera. Ti dico solo, se non ti è mai capitato di leggerla, che tutto si svolge in poche ore e il personaggio principale è Prospero, duca di Milano, cacciato dal trono con l’inganno e la prepotenza da suo fratello Antonio che si era accordato con il re di Napoli.
Nel momento di fuggire su una piccola imbarcazione Prospero sceglie di portare con sé ciò che riteneva più importante: sua figlia e i suoi libri.
Senza perdersi d’animo Prospero studia il modo per dominare la natura e pone al suo servizio gli spiriti benevoli (Ariel) e maligni (Calibano).
Dopo qualche anno la Fortuna generosa fa si che le navi che trasportano suo fratello e l’erede al trono del regno di Napoli, di ritorno da un viaggio, passino proprio vicino all’isola di Prospero e questo gli permette di generare una Tempesta che li faccia naufragare sull’isola.
L’obiettivo è chiaro: fare in modo che Fernando, il figlio del Re di Napoli, incontri e si innamori di sua figlia Miranda… e così avviene.
Ma il momento che ha destato la mia attenzione avviene verso la fine quando Prospero, senza aver generato dolore a qualcuno, ottiene la riabilitazione e può tornare a casa a riprendersi ciò che gli fu tolto.
È qui che Shakespeare impone al suo Personaggio una scelta magnifica, delicata, intelligente… ma pura. Prospero rinuncia alla magia, spezza la bacchetta magica, mette fine agli incantesimi… torna normale.
Wow !!!
Avrebbe potuto tenersi quella ricchezza e quel potere sovra-umano… ma rinuncia. Come se, ottenuto ciò che si desidera, non si voglia proseguire ad avere un vantaggio sugli altri.
Mi sono domandato spesso come questa idea possa essere declinata nella vita di tutti i giorni.
Per esempio, la forza magica che ti fa lottare quando subisci un torto deve essere abbandonata quando questo torto è sanato. Nessuna memoria, nessuna ulteriore vendetta: ecco perché Shakespeare è senza tempo.
È senza tempo perché ti parla dell’animo umano e delle scelte opportune che andrebbero fatte.
Prospero: “Tuo padre era il duca di Milano e (tu) la sua unica erede e principessa (..)”
Miranda: “Oh Dio! Che infame macchinazione ci costrinse a fuggire? O fu un bene fare così?”
Prospero: “Entrambe le cose, figlia mia”
2 Comments
Mi è personalmente capitato. Ed è proprio andata così. La forza del perdono libera tutti. L’astio e la vendetta sono catene strette che imprigionano e fanno male soprattutto a chi le porta. Ho scelto il perdono.
Ciao Marcello,
c’è un bell’omaggio a Shakespeare, di dei ragazzi Trentini. Qui un assaggio : http://www.ilvagabondoproduzioni.it/project/shakespeare-for-dreamers/
Mi è venuta in mente perchè una delle canzoni del disco è “Ariel’s song”
Saluti